di Giovanni Di Carlo
Succede, a volte, di non riconoscersi, di toccarsi le tasche come a cercare fortuna.
Capita di perdersi e ritrovarsi ad ammirare lo spettacolo del frigo, alla sua luce impietosa. Di chiedersi, semplicemente, a volte, se non si è per caso diventati un po’ coglioni.
Essere un coglione è distrarsi, perdere persone e amore, interesse e affetto, persino affezione. Misurarsi con la sorte senza alzarsi dal letto, attaccarsi al quasi niente che è così facile riempire.
Verrebbe quasi da guardarlo con il fascino delle cose della sera, se non fosse il prodromo di un male che, come spesso accade, è anche vizio della politica: l’assenza.
S’intende, si badi, non quella dell’offerta politica – che pur barcollante sul contenuto, non manca di gran trovate di forma. Si parla dell’angoscia del silenzio, dell’astensione dal dialogo prima ancora che dall’urna, dell’oltraggio dell’indifferenza.
La politica delle persone è la politica delle cose e dei luoghi, la perversione del tutto, l’apertura al confronto e allo scontro, al bisticcio, allo scazzo, all’abbraccio, all’incontro.
Alle porte della tornata elettorale europea, tornano alla mente — stanca e innamorata di chi scrive — le battaglie politiche, perché ancor prima civili, di chi ha avvicinato l’Italia al continente. Il divorzio, la lotta referendaria per l’aborto, di cui proprio oggi ricorre l’anniversario, l’attuale impegno laico ed inesauribile per l’eutanasia. Gli appuntamenti ai quali mai è mancato l’interesse a superarsi, in politica e per la politica, a vestirsi dei propri panni, a graziarsi della propria volontà a partecipare indipendentemente dai panni degli altri. I palcoscenici, questi, in cui persino il povero coglione, nel suo anonimato urbano o nella sua modestia angelica e contadina, si è fatto animale politico, latrato notturno, bestia da marciapiede.
Per quel poco che sono e che so, non credo si possa diventare dei coglioni. Penso si possa esserlo, non per forza in maniera inguaribile.
La distanza dalle cose racchiude a volte il loro stesso valore, pensiero che non può e non deve, però, valere per la politica. Soltanto un coglione lo crederebbe.