di Riccardo Varveri
Quello che è successo a Rafah è una brutta pagina per l’Occidente e per le democrazie. Una macchia bruttissima. Temo però che questa ondata di attenzioni sia dettata dalla poca empatia verso le vittime e dal tanto odio antisemita. Si tratta di Israele, unica democrazia mediorientale, filo-occidentale (bisognerebbe poi interrogarsi sulla natura confessionale dello Stato, ma questo è un altro discorso).
Ci sono genocidi “certificati” in giro per il mondo: gruppi etnici negli stati al confine con la Russia, i kurdi, gli uiguri…che non hanno mai ottenuto lo stesso grado di osservazione, eppure circolano video dei campi di rieducazione cinesi, le offese nei confronti dei kurdi sono evidenti da anni e così via. Lo stesso 7 ottobre non ha scatenato gli animi per condannare Hamas, non perché avesse attaccato Israele, ma perché aveva fatto strage di civili. I cortei, le manifestazioni, le abbiamo viste un po’ tutti e le parole all’ordine del giorno sono sempre le stesse: oltre alle condanne delle atrocità commesse dal governo di Nethanyau, suonano nell’aria anche slogan come “Israele stato illegittimo”, “Israele terrorista”, e poi lo strappo delle bandiere…
Nell’indifferenza totale avvengono le peggiori atrocità: i kurdi, gli uiguri, l’Africa è in subbuglio, ma non quelle commesse da Israele, che sono atrocità. È chiaro, condannare certe cose è fondamentale, per noi WEIRD la guerra dovrebbe essere una cosa impensabile, ma se fosse il genocidio il problema, perché voltiamo lo sguardo dall’altra parte di fronte ad altre situazioni identiche, o anche più subdole anzi, come in Cina?
Non ho mai provato un senso di preoccupazione così profondo per l’Occidente, la pace, la democrazia, soprattutto per la libertà in questi anni neanche dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.